C’è un’isola nel mare adriatico che è stata testimone di una delle tragedie meno indagate del Novecento, quella dei comunisti dissidenti che furono internati dal regime jugoslavo a partire dal 1948-49, dopo l’espulsione del Partito del Maresciallo Tito dall’internazionale comunista egemonizzata dall’Unione Sovietica. Quello “scisma” tra Stalin e Tito cambiò la storia del Movimento operaio e, soprattutto, segnò per sempre la vita di decine di migliaia di militanti, la cui “fedeltà al nemico” fu punita brutalmente: tra il 49 e il 53 processi sommari e provvedimenti amministrativi estirparono lo stalinismo jugoslavo, non distinguendo tra dissidenza organizzata e conformismo cominformista.
A migliaia furono arrestati, interrogati e condannati a compiere “lavori socialmente utili” in campi di recupero che oggi possiamo definire semplicemente “gulag”. Uno di questi era stato installato nel 49 su uno scoglio scabro di tre chilometri per tre, che i veneziani chiamarono Isola Calva e i croati tradussero in Goli Otok.
È un’isola resa nuda dal vento che mai smette di soffiare nel Canale del Velebit, che non a caso è noto anche come il “Canale del Maltempo”. È qui che tra l’autunno del 49 e la primavera del 50 sbarcarono provenienti da Buccari Gino Kmet e Silverio Cossetto, i due italiani di Fiume che ci hanno guidato nella ricostruzione di un crimine che per decenni è stato rimosso più che ignorato.
Intervista a Gino Kmet, internato a Goli Otok 1949-1950.
Intervista a Silverio Cossetto, internato a Goli Otok 1950-1951.
Intervista a Giacomo Scotti, giornalista e scrittore.
Goli Otok fu una tragedia Jugoslava ma fu anche una tragedia italiana. Dei circa 50mila detenuti che nei primi anni Cinquanta furono rinchiusi nei campi di Tito si calcola che duecento fossero italiani. Alcuni – come Kmet e Cossetto – erano italiani di Fiume e dell’Istria, altri erano venuti dopo la guerra proprio per “costruire il socialismo”. Erano i cosiddetti “monfalconesi”, operai partiti con le famiglie nel ’47, rientrati in ordine sparso in una Monfalcone che al più li accolse con indifferenza.
Intervista a Gino Kmet, internato a Goli Otok 1949-1950.
Intervista a Silverio Cossetto, internato a Goli Otok 1950-1951.
Intervista a Giacomo Scotti, giornalista e scrittore.
Vittime di una storia spietata e beffarda furono anche le famiglie dei proscritti. Mogli e figli degli internati venivano privati della casa e di ogni fonte di sostentamento. Diventavano “intoccabili”, come racconta Claudia Colussi, figlia del “nemico del popolo” Cherubino Colussi del paese jugoslavo di Lussinpiccolo:
Intervista a Claudia Sonia Colussi Corte, figlia di un internato.