La reazione dello Stato: il Decreto Falcone

In uno dei momenti più drammatici nella storia della Repubblica, lo Stato è chiamato a rispondere alla brutale sfida di Cosa Nostra.
E deve farlo mostrando di saper resistere e rispondere alla tracotanza stragista dei Corleonesi di Totò Riina ma deve farlo soprattutto senza tradire i suoi principi repubblicani e democratici.
E’ un crinale sottile, quello sul quale gli uomini delle istituzioni si devono avventurare.

Martelli: il 41 bis e la riapertura di Pianosa e Asinara

In pochi mesi la situazione si ribalta: Cosa Nostra è costretta sulla difensiva ed è lo Stato che conduce la partita.
Ma con l’emergenza che via via si allenta si indebolisce anche il fronte dei fautori del pugno duro, della legislazione d’emergenza. In Parlamento e nel Paese si rafforzano i dubbi, i distinguo, i ripensamenti. Questa è almeno la percezione del Ministro Martelli, nelle ultime settimane trascorse a Via Arenula.

Il fastidio per l’Antimafia

La cattura di Totò Riina
L’inizio del 1993 è segnato da un grande colpo delle forze dell’ordine, che catturano nel suo covo di Palermo il numero uno dei Corleonesi, Totò Riina.

Tg3, edizione straordinaria: l’arresto di Totò Riina

Mancano ancora molti tasselli, a cominciare dall’arresto Giovanni Brusca e Bernardo Provenzano, perché la risposta alla Strage di Capaci possa dirsi efficace e convincente.
Ma lo scandalo Tangentopoli dilaga e la Prima Repubblica vive la sua ultima stagione.

Il 10 febbraio 1993 Claudio Martelli riceve un avviso di garanzia relativo all’inchiesta sul Conto Protezione e la Maxitangente Enimont.
Il giorno stesso di dimette da Ministro della Giustizia e da Vicepresidente del Consiglio del Governo Amato.

Martelli: “Lo Stato ha avuto paura”

Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone di alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello stato che lo stato non è riuscito a proteggere

Giovanni Falcone

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