Il Maxiprocesso supera le ultime insidie. L’epilogo si avvicina

La mossa di Martelli va a segno.

Il 30 gennaio 1992 la Corte presieduta dal giudice Arnaldo Valente emette una sentenza che conferma la quasi totalità delle condanne ottenute in primo grado mentre la gran parte delle assoluzioni pronunciate nel giudizio d’appello viene annullata e per gli imputati viene disposto un nuovo giudizio, che più tardi si concluderà anch’esso con una sentenza di condanna.

E’ un successo su tutta la linea per Falcone e per le ceneri del Pool.

Fino all’ultimo Cosa Nostra aveva fatto di tutto per scongiurare la sua prima grande sconfitta in un’aula di tribunale. Aveva tentato di comprare il Procuratore che avrebbe sostenuto l’accusa in cassazione, offrendogli 5 miliardi di lire, secondo quanto racconta il pentito Marino Pulito.

Ma quel magistrato si chiama Antonino Scopelliti e nella sua vita ha già affrontato sfide titaniche, il caso Moro, Piazza Fontana, il Rapido 904 e la Cosa Nostra di Pippo Calò e Totò Riina.

Non saranno offerte in denaro a far tacere un uomo cui si attribuisce una frase che è insieme un inno alla libertà e un testamento: “Il giudice è solo, solo con le menzogne cui ha creduto, le verità che gli sono sfuggite, solo con la fede cui si è spesso aggrappato come naufrago, solo col pianto un innocente e con la perfidia e la protervia dei malvagi. Ma il buon giudice, nella sua solitudine, deve essere libero, onesto e coraggioso”.

Il 9 agosto del 1991 Antonino Scopelliti rientrava dal mare della sua Calabria quando i sicari incrociarono la sua strada.

Tg1 9 agosto 1991. Il delitto Scopelliti

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