Falcone e Borsellino vengono trasferiti nella foresteria del carcere dell’Asinara, dove iniziano a scrivere l’istruttoria per il maxiprocesso. Il 19 dicembre 1986, il giudice viene trasferito alla Procura di Marsala. L’anno dopo, Caponnetto lascia il pool per motivi di salute e si attende la sua sostituzione.

Antonino Caponnetto, capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo, con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino negli anni intensi dell’attività del pool antimafia in un’immagine del 1986. (Foto Ansa/Archivio Borsellino).
Chi lavora nell’ambiente si aspetta che a prendere il suo posto sia Falcone, ma il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) sceglie per anzianità. La nomina del 14 settembre 1987 ricade su Antonino Meli. Una scelta che Borsellino condanna, tanto da paragonare gli autori a “giuda” quando commemora Falcone nella biblioteca comunale di Palermo. Nel luglio del 1993, dopo l’eccidio di Capaci dice: “Nel gennaio del 1998 quando Falcone, solo per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere a Caponnetto, il Csm con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Meli. C’eravamo tutti resi conto che c’era questo pericolo e a lungo sperammo che Caponnetto potesse restare ancora a passare gli ultimi anni della sua vita professionale a Palermo, ma quest’uomo rischiava, perché anziano, perché conduceva una vita non sopportabile da nessuno, di morire a Palermo, perché non avrebbe superato lo stress fisico a cui si sottoponeva. A un certo punto fummo noi stessi, Falcone in testa, pur convinti del pericolo che si correva, a convincerlo, riottoso, ad allontanarsi da Palermo. Si aprì la corsa alla successione all’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo; Falcone concorse, qualche giuda si impegnò subito a prenderlo in giro e il giorno del mio compleanno il Csm ci fece questo regalo, preferì Antonino Meli”.