
di Alessandra Solarino e Augusto Piccioni
L’intervista a Pietro Gargano, il giornalista del Mattino che il 23 novembre 1980 si ritrovò a organizzare il lavoro degli inviati del giornale. E che racconta come nacque il titolo che Andy Wharol trasformò in un’opera d’arte, ‘Fate presto’.
C’è un titolo che fa parte della storia del giornalismo italiano. E’ “Fate presto”, quello che il Mattino di Napoli pubblica pochi giorni dopo la scossa che quarant’anni fa colpì Irpinia e Basilicata. Nasce da una riunione di redazione, con Pietro Gargano e il direttore Roberto Ciuni. “Fare presto” è la proposta di Gargano, “Fate presto” è il titolo scritto nel taccuino del direttore. Un appello nei giorni della rabbia e del dolore, segnati dal ritardo dei soccorsi e dalla mancanza di coordinamento. Si sente l’eco del discorso di Pertini, tra i primi ad arrivare nei luoghi del disastro, quando in televisione si rivolge agli italiani: “…Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”, invitando tutti “ad andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi”.
Ma il titolo che a Gargano costò di più arriva il 29 novembre: “Speranza è morta, arrivano le ruspe”. “Ne fui turbato – ricorda – ma era quella la scelta e come leader della zona ci toccava un ruolo di capofila, e ce lo pigliammo con dolore”. “Fate presto” ha fatto il giro del mondo, è entrato nei musei, come opera pop di Andy Wharol, e continua a raccontare la storia di quei giorni e anche di un giornale e dei suoi giornalisti, in prima fila, “fieri” come ci ha detto Gargano “di lavorare per la nostra gente”.
Un viaggio ideale nei luoghi del sisma, a quarant’anni da allora. L’intervista ad Aldo Balestra, coordinatore di una serie di pagine speciali pubblicate dal giornale fondato da Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio
Quarant’anni dopo il viaggio del ‘Mattino’ nei luoghi colpiti
Non si è mai fermato l’impegno del giornale Il Mattino verso i luoghi e la popolazione colpita dal terremoto del 1980. Allora il titolo ‘Fate presto’ fece il giro del mondo, tanto da finire nel museo di New York, immortalato da Andy Wharol. Anno per anno il Mattino ha continuato a tenere alta l’attenzione su quella tragedia, ha seguito la ricostruzione, gli scandali, i problemi dell’emigrazione e del rischio spopolamento. Da settembre ha iniziato un viaggio ideale nei luoghi colpiti, con i suoi inviati ed editorialisti, che sarà coronato lunedì 23 novembre con un supplemento inedito dedicato al giorno dell’anniversario. “Perché non venga dimenticato quello che è stato uno spartiacque storico” commenta il giornalista Aldo Balestra, curatore delle pagine speciali e del supplemento.
Un grazie alla redazione de “Il Mattino” per le immagini fornite