La Rai in mezzo alla gente

La Rai, sul campo con decine di inviati, diede voce a chi aveva perso tutto

di Alessandra Solarino

Mario Trufelli

Mario Trufelli

Il primo a dare la notizia del terremoto, nel tg2 delle 20 meno un quarto, fu Mario Trufelli dalla redazione Rai di Potenza. “Erano tutti impazziti, fuggivano tutti. Mimmo Lavanga, un tecnico, mi seguì nello studio e subito ci collegammo con Roma, con Mario Pastore. Io dissi: terribile scossa di terremoto in Basilicata, e quella fu la prima notizia che arrivò agli italiani”. Dell’Irpinia in quel momento non si sapeva ancora nulla perché i collegamenti erano saltati. Si parlava soltanto del crollo di un palazzo a Napoli, della gente in strada. Trufelli non perde tempo e organizza subito due troupe, Una è quella di Franco Poggianti.

“Balvano ore 23. siamo all’interno della chiesa di santa Maria Assunta nel centro storico… All’interno ci sono decine e decine di corpi…” Inizia così il racconto di Franco Poggianti, quella sera. Franco, livornese, è un giornalista del Tg3, ma da pochi giorni è a Potenza come supporto della redazione locale. Quando arriva la scossa è in redazione. Due macchine rvm del montaggio si scontrano tra loro. La prima cosa che fa è prendere l’elenco telefonico della provincia di Potenza e chiamare i comandi dei carabinieri. I primi a rispondere sono quelli di Balvano: “Sono morti tutti, tutti”. Il carabiniere al telefono è in stato di shock.

Franco, che nell’80 ha 33 anni, ed è in Rai da meno di un anno, non si perde d’animo. “Chiesi: chi è scapolo? Chi non ha famiglia venga con me”. Con un operatore, Alfonso Di Stefano, e uno specializzato, si mette in macchina e arriva a Balvano. Un paese di cui fino ad allora non aveva mai sentito parlare. “C’era un vasto spiazzo davanti al paese. Le persone camminavano in fila, gridavano. In realtà era una sorta di processione, ma io conoscevo poco quelle tradizioni e pensai fossero impazzite”. La prima cronaca da Balvano è sua, racconta il dramma del crollo della chiesa in cui muoiono 77 persone, tra cui molti bambini. Poggianti per un mese continua a raccontare il terremoto, si muove tra Lucania e Irpinia. Spesso senza mangiare, senza cambiarsi. È uno degli inviati Rai che dà voce a chi ha perso tutto. “Quando vedevano che c’era la tv, sentivano che qualcuno si occupava di loro. Non si sentivano abbandonati, capivano che noi li rendevamo visibili”.

“Il dramma lo abbiamo vissuto ma non abbiamo perso la testa, la lucidità e il coraggio – ricorda Trufelli Quella sera quando sono tornato a casa, all’una, mia moglie tremava. Ho dormito due ore e poi sono tornato in redazione per organizzare i collegamenti. Alle 12 sono andato a Balvano, ho intervistato il parroco. Ho visto i morti davanti alla chiesa, 37 erano bambini”. Trufelli ha scritto una poesia per una delle bambine morte sotto il crollo della chiesa, inizia così:
“Rosetta la faccia di cera/ la bambina senza gloria/ minuscola memoria nell’inferno di Balvano”.